ORSO: Lorenzo Orsetti, notes from Northeast Syria

The Orsetti family with the moderator and the translator
The Orsetti family with the moderator and the translator
Il 16 Ottobre scorso al Bilgisaray abbiamo ricordato, insieme con la sua famiglia, il compagno Orso (Lorenzo Orsetti, nome di battaglia Tekoşer Piling), morto il 18 marzo 2019 durante l’assalto finale delle Forze Democratiche Siriane (QSD) all’ultimo bastione dell’IS di al-Baghouz a Deir ez-Zor, nella Siria orientale. 
La famiglia di Orso ha raccolto gli scritti, le foto e le trascrizioni delle interviste di Lorenzo nel periodo della sua permanenza in Siria nel libro “Orso.Scritti dalla Siria del Nord-Est” edito da Red Star Press, che abbiamo presentato nella nostra sede. 
All’evento hanno partecipato il padre di Lorenzo, Alessandro Orsetti e i rappresentanti dell’ANPI e dell’associazione curda Nav-Berlin.
Gran parte del lavoro ruota intorno ai pensieri dell’anarchico, antifascista e partigiano intorno alla rivoluzione del Rojava, la lotta di liberazione curda e il paradigma del confederalismo democratico teorizzato da Abdullah Öcalan e messo in pratico nella regione del Rojava. 
Ringraziamo calorosamente Alessandro e Chiara (sorella di Lorenzo) per il ricordo commosso di Lorenzo, per averci raccontato la sua storia e per aver condiviso con noi riflessioni su internazionalismo, antifascismo e la necessità di un cambio di paradigma rispetto all’individualismo capitalista che ha spinto Lorenzo ad abbracciare gli ideali rivoluzionari del Rojava.   
Proprio sui principi del confederalismo democratico è stato centrato l’intervento dell’attivista curdo Mazlum Karagöz, che ci ha paralto della nascita del movimento di liberazione curdo, la sua evoluzione nel corso degli anni e sugli assunti pratici e teorici dell’internazionalismo dell’organizzazione.
L’evento si pone in un percorso più vasto sull’antimperialismo, internazionalismo e femminismo che il collettivo si sta impegnando a intraprendere, ringraziamo quindi tutti i presenti per il loro contributo e per il sostegno all’iniziativa.
Books
Orso’s autobiography was sold during the event

25 Novembre 2020 – Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

25 Novembre 2020 – Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa data è stata scelta in memoria delle sorelle Mirabal. Patria, Minerva e Maria Teresa furono tre attiviste che nella Repubblica Dominicana degli anni 50 si esposero pubblicamente contro il dittatore Trujillo. Il “generalissimo” è noto per essere stato uno dei più violenti dittatori latinoamericani del 20simo secolo. Nel 1937 fu responsabile  del massacro di Parsley, in cui ordinò l’omicidio di 20.000 Haitiani. Le sorelle Mirabal organizzarono diverse attività segrete per rovesciare la dittatura. Nel 1959 Minerva Mirabal e il marito Manolo Tavez fondarono il movimento armato rivoluzionario del 14 giugno. Il 25 novembre 1960 Patria, Minerva e Maria Teresa furono torturate e uccise per ordine del dittatore. I sicari provarono a camuffare il loro omicidio. All’opinione pubblica, però, fu subito chiaro che le sorelle Mirabal erano state assassinate. In molti cominciarono a ribellarsi. E di lì a poco il regime finì con la morte del dittatore.

Nel 1999 l’ONU istituisce la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Per noi questa giornata deve mobilitare tutti per l’eliminazione della violenza di genere, perché la violenza di genere, come il genere stesso, non procede dalla conformazione anatomica, ma è radicata nei ruoli di genere creati e ripodotti ogni giorno in società, nell’ambito economico, politico e culturale. La violenza di genere è una manifestazione della persistente discriminazione economica, sociale, legale e politica contro le donne ed i corpi femminizzati. Le persone non binarie e le donne trans sono ancora più esposte alla violenza di genere. L’Italia detiene tristemente il maggior numero di omicidi di carattere transfobico in tutta l’Unione Europea.

Sebbene le donne e le ragazze rappresentino una quota di gran lunga inferiore rispetto agli uomini nel totale degli omicidi, sono loro tuttavia a morire molto più spesso per mano di un famigliare o di un partner. L’80% delle vittime di omicidio in totale sono uomini, ma quando analizziamo il numero di omicidi di matrice domestica la proporzione si ribalta, l’82% delle vittime degli omicidi condotti per mano del partner sono donne. Questo significa che per le donne e le ragazze la casa non è un porto sicuro o un focolare, ma è il luogo dove si è più esposti al pericolo.

La morte di coloro che vengono  uccise da persone vicine è il culmine di precedenti violenze di genere. Non bisogna chiamarli “atti passionali”, “tragedie familiari” o “ictus di rabbia”. Le persono uccise da un familiare, un compagno o un ex non muoiono per l’eccesso di un singolo uomo, ma perché le relazioni che intrattengono con lo stato, la chiesa, le istituzioni, le imprese, la famiglia le pongono in una posizione subordinata in quanto donne, ragazze, transessuali, non eteronormative e non binarie. La loro morte violenta non può essere spiegata senza confrontarsi con le strutture sociali e culturali a cui tutti partecipiamo.  Per questo è importante parlare di femminicidio.

Questi assassinii si chiamano femminicidi. L’origine di questo fenomeno va cercata nel patriarcato, nel capitalismo e suprematismo bianco.

Perché è importante scendere in piazza contro la violenza di genere nel 2020?

Perché oggi in Italia si registra un femminicidio ogni tre giorni, mentre la Germania registra tre femminicidi alla settimana. Il femminicidio è la manifestazione estrema di una violenza che, nella maggior parte dei casi, non viene denunciata perché percepita dalla società, dalle istituzioni dello stato e dalle stesse persone coinvolte come ‘privata’. L’Italia registra anche il maggior numero di omicidi di carattere transfobico in tutta l’Unione Europea.

Il protocollo di distanza per l’arginamento della pandemia ha reso ancora più evidente la sistematicità del problema. In tutto il mondo le vittime di violenza domestica si sono ritrovate senza via di scampo dai loro aguzzini. Le richieste di aiuto nei centri di soccorso contro gli abusi domestici sono moltiplicate dappertutto.

A Berlino il 25 novembre 2020 noi di collettivo o45 abbiamo partecipato alla manifestazione organizzata dall’Alliance of internationalist feminists. La manifestazione è cominciata alle ore 18 di fronte all’Auswaertiges Amt, il ministero degli esteri, per poi attraversare il centro della città passando da Alexanderplatz e arrivando a Rosa- Luxemburg platz.

Nonostante il freddo, la pandemia e l’obbligo di rispettare le misure di sicurezza (distanza e mascherina) migliaia di persone sono scese in piazza a manifestare per il loro diritto di vivere una vita sicura in casa, sul lavoro, per la strada. La manifestazione internazionalista ha riunito donne lesbiche e eterosessuali, persone intersessuali, non binarie e trans provenienti dai paesi, dalle culture e dalle realtà più diverse, dando spazio a mlteplici azioni. Il blocco ispano-americano ha messo in scena la coreografia di “Un violador en tu camino” in spagnolo castigliano e tedesco. Il fem plaque, collettivo francofono, ha voluto ricordare tutte le vittime di femminicidio in Germania nell’ultimo anno portando per ogni caso di femminicidio un cartello che ne mostrasse la data, il nome della persona assassinata, e la sua età.

Lo sfruttamento delle classi sociali più deboli, il razzismo strutturale, le politiche neocoloniali e di deportazione hanno un ruolo attivo nella perpetuazione di queste vessazioni. La mancanza di un progetto europeo nei confronti delle politiche migratorie crea situazioni di estrema precarietà che per le donne di ogni età, le persone trans, intersex, non binarie e non eteronormative si traducono facilmente in violenza e morte.

La lotta di una di noi è la lotta di tutte noi.

Solo la resistenza porrà fine ai confini ed alle agende imperialiste. Solo la resistenza porrà fine alla violenza di genere ed al femminicidio.

“Solidarity is not enough, it is about resistance”

 

“50 anni dal Golpe Borghese. Un golpe virtuale all’italiana?”

In continuità con l’evento del 2 Agosto scorso – “Dal paese dei servizi segreti deviati” – nei 40 anni dalla Strage di Bologna
https://collettivo45.noblogs.org/post/2020/09/25/un-resoconto-dellincontro-nella-ricorrenza-dei-40-anni-dalla-strage-di-bologna-dal-paese-dei-servizi-segreti-deviati/

siamo felici di invitarvi ad una nuova iniziativa dibattito che terremo Domenica 6 Dicembre alle 18 – piattaforma Jitsi,
link https://vdc.dyne.org/20201206-o45_golpe-borghese

“Il Golpe Borghese: un golpe virtuale all’italiana?”

Nella notte tra il 7 e l’8 Dicembre 1970 – esattamente mezzo secolo fa – si svolge l’operazione in codice “Tora Tora”. Alti gradi dell’esercito, carabinieri e servizi segreti, figure di rilievo dell’imprenditoria e diverse centinaia di militanti delle organizzazioni neofasciste Avanguardia Nazionale e Fronte Nazionale, in dialogo con l’ambasciata USA e con l’avallo dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni, arrivano a un passo dall’attuazione di un piano di colpo di stato ispirato a quello dei colonnelli greci di appena tre anni prima. Il coordinamento dell’operazione venne attribuito a Junio Valerio Borghese, di discendenza aristocratica, ex comandante della Decima Mas che aveva combattuto contro la Resistenza partigiana a fianco della Wermacht fino alla fine della guerra e figura di collegamento tra la generazione della Repubblica di Salò e le nuove leve del neofascismo. Il piano prevedeva la sospensione della democrazia parlamentare, l’arresto e la deportazione di centinaia di esponenti della sinistra e del sindacato in una base militare in Sardegna e la nomina al governo di un politico di fama internazionale che doveva garantire la stabilizzazione di un governo dittatoriale (se non sapete già di chi si tratta, non vi roviniamo la sorpresa).

Lasciamo al compagno Giorgio Del Vecchio, l’unico di noi che di mestiere fa lo storico, il compito di offrirci una prima introduzione al contesto storico italiano e internazionale in cui matura questo tentativo di colpo di stato – peraltro in concorrenza con altri che si svolgevano parallelamente – il suo rapporto con la strage di Piazza Fontana, con la stagione di conflitto sociale e agitazione operaia dell’Autunno ’69, l’avvicinamento costante del PCI all’area di governo, l’attivismo della destra neofascista e i suoi rapporti con i servizi segreti, le strutture coperte della guerra non ortodossa al comunismo composte di militari e civili sostenute dall’oltranzismo atlantico, il primo anno della presidenza Nixon in USA con Kissinger segretario di stato, le relazioni tra l’Italia e la Grecia dei colonnelli.

A questa fase di introduzione – in cui immaginiamo si uniranno altre voci che aiuteranno a completare il quadro – seguirà un microfono aperto con la chat visibile per tutt*, su cui si potranno scambiare link, commenti o prenotare interventi.
Per entrare nell’argomento del dibattito proponiamo la visione di alcuni film, documentari video e trasmissioni televisive, che avremmo proiettato nel caso ci fossimo potut* vedere in presenza:

“Vogliamo i colonnelli” 1973 Mario Monicelli – commedia italiana che in chiave comico grottesca mescola informazioni molto dettagliate sul Golpe Borghese e sul precedente tentativo del Generale De Lorenzo il “Piano solo” del 1964.
Il film è disponibile in tre parti su Youtube https://www.youtube.com/watch?v=fsMK8-ktuYY

Il documentario di Paolo Pietrangeli “Bianco e Nero” prodotto dalla Unitelefilm (PCI) e reso disponibile dall’AAMOD Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico: http://patrimonio.aamod.it/aamod-web/film/detail/IL8600000026/22/bianco-e-nero.html

Due trasmissioni RAI: “La storia siamo noi” condotta da Gianni Minoli: https://www.youtube.com/watch?v=6OE_nAlMXDI
e: “La notte della Repubblica” di Sergio Zavoli: https://www.youtube.com/watch?v=YhvcL7WsOGQ

Anche se abbiamo finora usato il calendario per mettere a fuoco un determinato “oggetto storico”, la nostra intenzione non si esaurisce in una politica delle ricorrenze. Queste iniziative stanno prendendo forma in un progetto di Laboratorio di ricerca storica aperto a tutt* su un piano di autoformazione, condivisione di conoscenze e di formazione metodologica utile ad affinare e socializzare una capacità di affrontare letture politiche complesse da applicare al presente storico.

Ci vediamo Domenica 6 Dicembre alle 18 sulla piattaforma Jitsi, link https://vdc.dyne.org/20201206-o45_golpe-borghese

 

Visita a Schöneweide (04/10/2020)

Gli IMI o internati militari sono uno dei tanti orrori quasi dimenticati dell’ultima grande guerra.

All’inizio della Seconda guerra mondiale la Germania nazionalsocialista e l’Italia fascista erano alleate. L’8 settembre 1943 l’Italia abbandonò l’alleanza e la Wehrmacht prese prigionieri i soldati e gli ufficiali italiani. Circa 650.000 militari furono deportati nel Reich e nei territori occupati dalle truppe tedesche. Nel 1944, con la fondazione della Repubblica Sociale Italiana (RSI), i prigionieri furono dichiarati „internati militari”. In tal modo, malgrado la nuova alleanza nazifascista e in violazione delle regole del diritto internazionale, poterono essere impiegati come lavoratori coatti nell’industria bellica.

Fonte: https://www.ns-zwangsarbeit.de/it/internati-militari-italiani/

 

Normalmente le visite a Schöneweide si tengono nelle baracche del campo di concentramento dove vivevano gli internati italiani, questa volta la visita si è tenuta in giro per Niederschöneweide e si è incentrata su quella che era la vita del quartiere in quegli anni: le storie delle famiglie ebraiche che vivevano nel quartiere prima dell’ascesa del nazismo, industriali i cui possedimenti sarebbero poi stati espropriati e comunisti che sarebbero poi scappati in russia

Durante il giro vari edifici che una volta ospitavano fabbriche sono stati evidenziati dalla nostra guida Pierluigi Pironti proprio perché facevano uso di lavoro forzato (Zwangsarbeit).

Durante il racconto delle condizioni di vita degli IMI si è poi raccontato come esistesse una gerarchia di trattamenti a seconda della nazionalità del lavoratore: i lavoratori francesi erano tra quelli che ricevevano il trattamento “meno peggiore” mentre i lavoratori dell’est europa venivano pagati il minimo indispensabile per poter pagare il loro alloggio, gli italiani si trovavano tra questi due estremi.

Il giro si è concluso dove è iniziato, tra le baracche del campo di concentramento, la baracche che ha subito meno cambiamenti rispetto agli anni in cui veniva usata per alloggiare gli IMI, in modo da poter veramente capire l’orrore delle condizioni di vita delle persone che li vissero per anni.

“Aus dem Land der abweichenden Geheimdienste” – Bericht über das Treffen zum 40. Jahrestag des Massakers in Bologna

Am 2. August gelang es unserem CollettivoO45, aufgrund einer Reihe von Zufällen und möglicherweise auch aufgrund unserer Exterritorialität als Diaspora, verschiedene Teile der hier in Berlin representierte italienischen Linken zusammenzubringen. Der örtliche ANPI-Verband (Partisan-Innen italienische Verein) Berlin-Brandenburg war vertreten, ein überparteilicher Verein, dessen Mitglieder sich de-facto politisch im Bereich Mitte-Links befinden. Es gab die lokale Gruppierung der Sardinen-Bewegung, und auch Genoss-Innen mit politischer Erfahrung in der außerparlamentarischen Linken, wie derjenige der schreibt. Die VVN-BdA (Vereinigung der Verfolgte vom Nationalsozialismus – Bund der Antifaschist-Innen) und andere deutsche Genoss*innen, mit denen wir dieses Stück Geschichte “aus dem Land der abweichenden Geheimdienste” teilen wollten, antworteten ebenfalls auf die Einladung.

Um in die Geschichte einzutauchen, wurde zum Anfang der Veranstaltung ein Auszug aus der Videoarbeit “Bologna 2. August 1980” gezeigt, brisante Dokumentation an dem Ort des Massakers, die wir vom AAMOD Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico erhalten haben.
Hier findet ihr das bearbeitete und mit Untertiteln versehene Video der Rede, die Aldo Giannuli – Historiker und ehemalige Mitglied einer Parlamentarische Auschuss über den Massaker – uns gesendet hat:

Es ist vor allem Giannulis Intervention zu verdanken, dass wir es mit der Diskussion geschafft haben, dem Punkt einer mögliche “Neuzusammensetzung” des historischen Gedächtnisses aus unterschiedliche linke Perspektiven, näher genug zu kommen. Das Verschwinden einer kommunistischen Massenkraft, die in der zweiten Hälfte des 20. Jahrhunderts im Westen einzigartig ist, hat eine Lücke in Bezug auf die Forderungen der Emanzipation der Klasse die von eigener Arbeit lebt und der Umverteilung des Reichtums, hinterlassen. Um die Strategien der historischen Agenten zu verstehen, die dieses Verschwinden offen verfolgt haben, ist Giannulis Ansatz eine gültige Hilfe, da er uns hinaus hilft, abgesehen von den ebenfalls stattfindenden Verschwörungen, sich mit einer politischen Kultur und einem Projekt von institutionellen Reformen auseinanderzusetztzen. Die politische Kultur des „Demokratischen Wiedergeburtsplans“ der Freimaurerloge P2, die letztendlich auch in die PCI eindrang, und folglich in die politische Kraft die ihre Struktur geerbt hat.

Wir sind von einer Annahme ausgegangen, die Giannuli als Wendepunkt signalisiert: die Entscheidung der PCI, den Bürgerkrieg als Thema nicht mehr fokussieren zu wollen, um alles in einen sogenannten “langen Marsch durch die Institutionen” zu investieren. Also verstehen wir, auf welchem ​​Weg Togliattis Partei hat sich in der Position gefunden die sozialen Bewegungen zu seiner Linken als Subversion zu bekämpfen, indem auf der Seite eines Staates sich aufstellte, dessen Sicherheitsapparate ihn wiederum – wie Giannuli klar erklärt – als “Anti-System-Kraft” bekämpften.

 

Daher haben wir die Unfähigkeit zum Dialog der PCI mit den sozialen Bewegungen der außerparlamentarischen Linken in ihren Kontext gestellt, die nicht nur die bewaffneten Avantgarden waren, die den Volksaufstand fetischisierten (ohne einer ernsthafte Analyse auf militärische Ebene). Diese Bewegungen von den 1960er bis zu den frühen 1980er Jahren drückten soziale Fragen aus, die das System nicht beantworten konnte – die feministische Kritik des Patriarchats, des Antimilitarismus, der Antipsychiatrie, im Allgemeinen die unterschiedlichen Ausdrücke einer Unvereinbarkeit der Klasseninteressen.

Unser Hauptziel als Veranstalter-Innen war nicht alte Rechnungen aus der Vergangenheit zu begleichen, auch wenn ehrlich und ohne Wiederbelebung der Schärfe geschehen sollte – wie der ehemaliger Militant der Autonomia Operaia, der in der Pause nach der Vorführung des Videos zu dem alten Genossen der PCI und CGIL, heute in Berlin im ANPI, ging, und mit einem Lächeln sagte: “Erinnerst du dich, wie viele Schläge ihr uns am 4. August 1980 in Bologna versetzt habt, als wir den Platz mit einem Banner mit der Aufschrift” Bomben setzen die Bosse darauf” betreten wollten?

 

Unser Ziel ist dieser Arbeit der Neuzusammenstellung der Linken mit einer historischen Lesart teilzunehmen, die heute möglichst einfacher geworden sein könnte. Dies liegt daran, dass heute die Vertretung für Emanzipation und Umverteilung des Reichtums total ins Leere läuft, mit den Erben der PCI – und des historischen Kompromisses – die immer noch den politischen Raum der linken Alternative besetzen, auch wenn sie seit Jahrzehnten der neoliberale Ideologie sich angeschlossen haben. Ein weiteres Element, das den Demokratischen Wiedergeburtsplan der Loge P2 zu einem “prophetischen” Text macht.

Das Projekt von Rifondazione Comunista eine kommunistische Kraft in Italien weiterzuführen ist definitiv gescheitert in ihrer selbstzerstörerischen Taktik einiger Jahrzehnte, das Pendel zwischen Mitte-Links-Regierungen und Konsortien aus der außerparlamentarischen linken Bewegungen auf der Suche nach einen Posten in der Politik zu machen. Die Kultur des “magischen Kreises”, nach der die demokratischen Strukturen ein Hindernis für die politische Wirksamkeit darstellen, hat auch ihren Weg in eine radikale Linke gefunden. Wie alle Minderheiten an die feindliche Umfeld angepasst hat aus der Ebbe der 80er Jahre, auch als Lobby ausgestattet. Beispiele dafür haben wir im Überfluss, einige ältere und andere relativ aktuelle: von Lotta Continua über das, was der Area der Autonomia überlebt hat, bis hin zu den jüngsten Erfahrungen.

Abwesend bleibt immer ein öffentlicher politische Raum für Debatte und kollektive Initiative, der mit transparenten Regeln gestritten werden kann. Ein Raum für die Ausarbeitung politischer Instanzen, um mit allen Mitteln eine Kontrolle der Gesellschaft über die Wahlversammlungen, in denen Entscheidungen getroffen werden, zu verwirklichen.
Dies liegt daran, dass autoritäre und neo-elitäre Projekte, wie im Fall des gerade in Italien abgehaltenen Verfassungsreferendums, nicht erneut von einer falschen Konfrontation über die verweigerte politische Vertretung profitieren.

Un resoconto dell’incontro nella ricorrenza dei 40 anni dalla Strage di Bologna – “Dal paese dei servizi segreti deviati”.

Il 2 Agosto scorso, per una serie di coincidenze e forse anche per l‘extraterritorialità dovuta alla nostra condizione di diaspora, siamo riuscit* come CollettivoO45 nell’intento di riunire differenti pezzi presenti qui a Berlino di quello che oggi la sinistra offre in Italia. Era rappresentata la locale Associazione ANPI di Berlino-Brandenburgo, associazione apartitica ma la cui maggior parte dei membri di fatto si colloca politicamente nell’area del Centro-sinistra. C’era il locale nodo afferente al movimento delle „Sardine“ e anche compagn* con esperienza politica nella sinistra extra-parlamentare, come colui che scrive. Ha risposto all’invito anche la VVN-BdA (Associazione Perseguitati dal Nazionalsocialismo – Unione delle/degli Antifascisti), e altre compagne e compagni tedeschi con cui tenevamo a condividere questo pezzo di storia „dal paese dei servizi segreti deviati“.

 

Per entrare nel vivo della storia è stato proiettato un estratto del lavoro video “Bologna 2 Agosto 1980”, immagini a caldo sul luogo della strage, che abbiamo avuto dall’AAMOD Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, seguito da un estratto del documentario di Matteo Pasi “Le ragioni di una strage”.

Qui il video editato e sottotitolato in tedesco dell’intervento che ci ha inviato Aldo Giannuli:

È specialmente grazie all’intervento di Giannuli che siamo riusciti con la discussione ad avvicinarci abbastanza al punto di „ricomposizione“ che era in qualche modo presente nelle nostre intenzioni. La scomparsa di una forza comunista di massa, per sè abbastanza unica nell’occidente della seconda metà del 20° secolo, ha lasciato un vuoto per quanto riguarda le istanze di emancipazione della classe che vive del proprio lavoro e di redistribuzione della ricchezza. Nel comprendere le strategie della parte che questa scomparsa la ha apertamente perseguita, l’approccio di Giannuli è un valido aiuto perchè, andando al di là dei complotti che pure ci sono stati, aiuta a fare i conti con una cultura politica e con un progetto di riforme istituzionali – in breve il Piano di Rinascita Democratica della Loggia massonica P2 – che per finire ha fatto breccia anche dentro il PCI e conseguentemente dentro la forza politica che ha ereditato la sua struttura.

 

Assumendo come punto di svolta quello che Giannuli segnala come il rifiuto del PCI di mettere a tema la guerra civile, si capisce per quale cammino il partito di Togliatti, investendo tutto in quello che viene definita „la lunga marcia dentro le istituzioni“, si sia trovato in seguito a combattere i movimenti sociali alla sua sinistra mettendoli nel grande sacco dell’eversione, schierato con uno Stato i cui apparati di sicurezza a loro volta lo combattevano, come Giannuli spiega con chiarezza, in quanto „forza antisistema“.

 

Di qui siamo arrivat* a mettere nel suo contesto l‘incapacità del PCI di dialogare i movimenti sociali della sinistra extraparlamentare che non erano solo le avanguardie armate che feticizzavano l’insurrezione di popolo in armi, peraltro in assenza anche di un’analisi seria sul piano militare. Questi movimenti dagli anni 60 al principio degli anni 80 hanno espresso una domanda sociale a cui il sistema non sapeva rispondere – la critica femminista al patriarcato, l‘antimilitarismo, l‘antipsichiatria, in generale le differenti espressioni di una inconciliabilità di interessi di classe.

 

Non per tornare ad aprire conti del passato, che pure andrebbero fatti onestamente e senza resuscitare acrimonie – come il compagno ex militante dell’Autonomia operaia romana che, nella pausa dopo la proiezione del video, è andato dal vecchio compagno della CGIL, oggi a Berlino nell’ANPI, dicendogli con un sorriso: „ Ti ricordi quante botte ci avete dato a Bologna il 4 Agosto 1980 quando volevamo entrare in piazza con uno striscione con su scritto „ Le bombe le mettono i padroni“? – ma per iniziare da oggi questo lavoro di ricomposizione a sinistra su una lettura storica che forse oggi si rende possibile condividere.

 

Questo perchè oggi in cui il vuoto di rappresentanza per istanze di emancipazione e di redistribuzione della ricchezza si è fatto totale con gli eredi del PCI – e del compromesso storico – che ancora occupano lo spazio politico dell’alternativa di sinistra anche se da decenni hanno sposato l’ideologia neoliberale. Ancora un elemento che rende il Piano di rinascita democratica un testo „profetico“.

 

Definitivamente fallito il progetto di Rifondazione di una forza comunista nel suo tatticismo autodistruttivo durato un paio di decenni, che si è ridotto a fare il pendolo tra governi di centro sinistra e cordate provenienti dai movimenti della sinistra extra-parlamentare in cerca di un posto di lavoro in politica. La cultura del “cerchio magico”, quella secondo cui le strutture democratiche sono un ostacolo all’efficacia politica ha fatto breccia anche in una sinistra radicale che come tutte le minoranze, si è adattata all’ambiente ostile a partire dal riflusso degli anni ’80, attrezzandosi anch’essa come lobby. Esempi di questo ne abbiamo a profusione, alcuni più vecchi e altri relativamente più attuali: da Lotta Continua a quello che è sopravvissuto dell’area dell‘Autonomia e fino alle esperienze più recenti.

 

Il grande assente rimane sempre uno spazio politico PUBBLICO, uno spazio di dibattito e iniziativa collettiva contendibile con regole trasparenti. Uno spazio per l’elaborazione di istanze politiche per materializzare con ogni mezzo necessario una qualche forma di controllo dalla società sulle assemblee elettive in cui si prendono le decisioni. Questo perchè da un finto scontro sulla rappresentanza politica negata non escano vincenti ancora una volta progetti autoritari e neoelitisti, come nel caso del referendum costituzionale appena svolto.

 

8. September 1943, der Waffenstillstand auf der Haut derer, die sich für die Nichtzusammenarbeit entschieden haben.

Der 8. September ist ein kompliziertes Datum für die italienische Geschichte.
Es ist der Tag der Niederlage des Faschismus und das Datum des Beginns des Widerstandes, der mit dem 25. April 1945 und der Gründung der Italienischen Republik seinen Höhepunkt erreichte.
Es ist auch der Tag, an dem der Stabschef der Armee, Pietro Badoglio ein Kriegsverbrecher in Libyen und Äthiopien und der König Italiens, Vittorio Emanuele, auf der Suche nach Rettung in ein zerstörtes Land flohen und mitten im Zweiten Weltkrieg eine Million Soldaten ohne Befehl zurückließen.
Anlässlich dieses Jahrestages wollen wir genau jener Soldaten gedenken, die sich am 8. September dazu entschieden, nicht länger mit den Faschisten zu kooperieren
Dies wollen wir mit einem Besuch des Dokumentationszentrums zur NS-Zwangsarbeit in Berlin Schöneweide tun, wo eine den 500 italienischen Soldaten gewidmete Dauerausstellung stattfindet. Sie wurden interniert, weil sie beschlossen hatten, den Krieg an der Seite der Wehrmacht nicht fortzusetzen.
Wir laden Sie ein, an einer Führung durch das Zentrum teilzunehmen, um gemeinsam ein Stück Geschichte zurückzuverfolgen, das jahrzehntelang in Vergessenheit geriet.  
Das Fehlen eines “italienischen Nürnberger Prozesses”  führte nämlich dazu , dass in unserem Land Lücken im historischen Bewusstsein entstanden. Leerstellen, die zur Entstehung von Erzählungen beitrugen, die sich im Laufe der Zeit  verfestigten (der Mythos, dass “alle Italiener gute Menschen seien“, die Verehrung von Badoglio, um nur einige zu nennen), und die es Italien ermöglichten, eine politische und institutionelle Kontinuität zu den Faschisten und zu den sozialen und wirtschaftlichen Kräften aufrechtzuerhalten, die den Faschismus unterstützten und ihn an die Macht brachten.
Die industriellen Oligarchien und liberalen Staaten haben den Faschismus in seiner antikommunistischen Funktion tatsächlich unterstützt und von der Zwangsarbeit profitiert. 
Am 13. September werden wir gemeinsam an der vom Dokumentationszentrum NS-Zwangsarbeit in Schöneweide (Britzstr.5) organisierten Veranstaltung teilnehmen, die im Stadtteil Schöneweide die Orte der Zwangsarbeit besuchen sowie ihre aktuelle Nutzung aufzeigen wird und mit einem Besuch der Baracke 13 endet, wo die italienischen Internierten lebten.
Der Besuch beginnt um 11 Uhr am Eingang des Zentrums und kehrt um 13 Uhr zum Zentrum zurück. 
Eine Anmeldung für die Teilnahme unter collettivo45@framalistes.org ist erwünscht.

8 SETTEMBRE 1943, l’Armistizio sulla pelle di chi ha scelto la non-collaborazione.

L’8 Settembre é una data complicata per la storia italiana.
È il giorno della disfatta del fascismo e la data d’inizio della Resistenza, culminata con il 25 Aprile e la nascita della Repubblica Italiana.
È anche il giorno in cui il capo di stato maggiore di un esercito, Pietro Badoglio, criminale di guerra in Libia e Etiopia, e il Re d’Italia Vittorio Emanuele sono fuggiti cercando salvezza in un paese distrutto e lasciando un milione di soldati senza ordini nel mezzo della Seconda Guerra Mondiale.
Con l’occasione di questa ricorrenza vogliamo ricordare proprio quei soldati per i quali l’8 Settembre ha rappresentato il giorno della scelta di non-collaborazione.
Lo vogliamo fare con la visita al centro di documentazione del lavoro forzato nazista a Berlino Schöneweide, dove c’è una mostra permanente dedicati ai 500 soldati italiani che nel 1944 vennero internati per aver deciso di non continuare la guerra a fianco della Wermacht.
Vi invitiamo a partecipare alla visita guidata al centro per ripercorrere insieme un pezzo di storia che è stato nell’oblio per decenni. 
La mancanza di un “processo di Norimberga italiano” ha infatti permesso la creazione di vuoti di coscienza storica nel nostro paese. Vuoti che hanno contribuito alla nascita di narrazioni che si sono consolidate nel tempo (mito italiani brava gente, onori a Badoglio per citarne alcuni), e che hanno permesso all’Italia di mantenere una continuità politica ed istituzionale a fascisti e a quelle forze sociali ed economiche che il fascismo hanno sostenuto e portato al potere.
Le oligarchie industriali e gli stati liberali hanno infatti sostenuto il fascismo in funzione anticomunista e tratto profitto dal lavoro coatto. 
Il 13 Settembre prenderemo insieme parte alla visita organizzata dal Dokumentationszentrum NS-Zwangsarbeit in Schöneweide (Brtitzerstr. 5) che ripercorrerà i luoghi dei lavori forzati nel quartiere di Schöneweide e il loro uso attuale (Stadtteilrundgang: Orte der Zwangsarbeit in Schöneweide und ihre heutige Nutzung), per poi finire con una visita alla Baracca 13, dove viveva una parte degli internati Italiani.
La visita comincerà alle 11 dall’ingresso del Centro, e farà rientro al centro alle ore 13.
È gradita una conferma per la partecipazione all’indirizzo collettivo45@framalistes.org.
Attenzione, la lingua usata dalla guida durante la visita sarà italiano, a meno che non si uniscano al tour per il quartiere persone di lingua tedesca, in quel caso allora la lingua usata dalla guida sarà il tedesco.

2. AUGUST 40. JAHRESTAG DES MASSAKERS IN BOLOGNA

2. AUGUST AB 19:00 UHR
Oranienstr. 45, Berlin

In der Geschichte des Landes, aus dem wir stammen, müssen wir nichts als selbstverständlich annehmen: Die Werte unser Verfassung, die demokratische Ordnung der Italienischen Republik, die aus dem Fall des Faschismus hervorgegangen ist. Eine besonders komplexe Beziehung  zwischen dem italienischen Staat und seinen Bürger*innen wird Gegenstand einer Reflexion sein, die wir anlässlich eines sehr bedeutenden Jahrestages öffentlich und gemeinsam tun wollen.

Vor 40 Jahren, am 2. August 1980, um 10.25 Uhr, stürzte eine beeindruckende Menge prengstoff, in einem verlassenen Koffer eines Wartensaals des Bahnhofs Bologna, einen Flügel des Gebäudes ein und traf einen Zug, der auf den Gleisen wartete. 85 Menschen wurden getötet und 200 verletzt. Zunächst wollen wir unsere Solidarität an die Vereinigung der Familienangehörigen der Opfer des Massakers ausdrücken, die an diesem Tag, wie jedes Jahr, in Bologna demonstriert und auch nach 40 Jahren weiter um die Wahrheit über die Anstifter kämpft. https://www.stragi.it/

Im Januar 2020, wo die italienische Justiz die Verantwortlichen noch nicht festgestellt hat, ist der

letzte mutmaßliche materielle Täter einer rechtsextremen bewaffneten Organisation, der selbsternannten NAR (Revolutionären Streitkräfte) verurteilt worden. Er und die NAR streiten bis heute weiter ab, die Bombe gelegt zu haben.Um die Wahrheit über Anstifter und organisatoren zu erfahren, müssen wir auf einen weiteren Prozess warten. Dieser Prozess wird sowieso eher einen historischen als juristischen Wert haben, denn die Verantwortlichen sind bereits gestorben oder sehr alt. Selbst vor Gericht wurde bereits festgestellt, dass die faschistische Organisation unter der Aufsicht der Geheimdienste des italienischen Staates handelte und von der Freimaurerloge Propaganda 2 geschützt und finanziert wurde. Ohne auf die Schlussfolgerungen eines neuen Prozesses warten zu müssen, lässt das, wie auch vor Gericht festgestellt wurde, einige Feststellungen zu, von denen die wichtigste die so genannte “schwarze Spur” betrifft, die in den italienischen Staatsicherheitsapparaten verschwimmt.

Es zeichnet sich ein Bild ab, in dem Agenten und Offiziere jahrzehntelang nach dem Fall des Faschismus Löhne vom italienischen Verteidigungsministerium erhalten haben, ohne ihre Loyalität gegenüber dem früheren Regime leugnen zu müssen. Dieselben führten einen Bürgerkrieg geringer Intensität gegen einen bedeutenden Teil der italienischen Bevölkerung weiter. Dieser Teil der italienischen Bevölkerung, der gerne unter einer linken Regierung gelebt hätte, der an die PCI glaubte oder in Gewerkschafts- und Sozialorganisationen kämpfte, von der institutionellen Linken bis zur radikalen Linken, war ein militärisches Ziel in einem nicht orthodoxen Krieg.

Seit dem Fall des Faschismus in Italien bis Ende des Kalten Krieges bestand „ein geheimes Netzwerk aus ehemaligen Offizieren der Salò Republik, ehemaligen badoglianischen Offizieren, Unternehmern, Industriellen, Prominenten aus der politischen und wirtschaftlichen Welt, ein Netzwerk des organisierten gemeinsamen Verbrechens. Es diente als Bindeglied zwischen politischen und zivilen Hierarchien sowie zwischen militärischen Hierarchien und Geheimdiensten in einer antikommunistischen Funktion“.

Verschwörungstheorie? Nein, schreibt Antonio Cornacchia, Ex-Oberst (inzwischen pensionierter General) der Geheimdienste, in seinen Memoiren, in denen er über den “Noto Servizio”, die informelle Struktur des Militärgeheimdienstes, spricht. Antonio Cornacchia ist keine extrem wichtige Figur, nicht einmal extrem intelligent, nur einer von vielen. Er erklärt im Wesentlichen, dass er in seiner Karriere dem italienischen Staat nicht mehr gehorcht hat sondern eher seiner Freimaurerloge, der Propaganda 2, die in diesen Jahren von Licio Gelli geleitet wurde. Die P2, wie im Prozess von 2020 bestätigt wurde, hat die NAR, die „Revolutionären Streitkräfte“, mit Millionen von Dollar finanziert.

Mit dem Bologna Massaker gehörte das autoritäre Projekt der “Putsch”-Saison von 1969-1974, bereits der Vergangenheit an. Die berühmte “Strategie der Spannung”, die auf der Gleichung​ Ausnahmezustand / Zunahme der Nachfrage nach öffentlicher Ordnung / autoritäre Straffung basiert, befand sich im Übergangsprozess zu etwas anderem. Im Vergleich zu den Massakern in Mailand, Brescia, Gioia Tauro, dem Mailänder Polizeipräsidium und des Attentats des Zuges „Italicus“ gibt es einen Perspektivwechsel, auch aufgrund eines veränderten internationalen Kontextes. Mit dem Ende des Regimes der Obristen in Griechenland, von Salazar in Portugal, von Franco in Spanien hatten die militärischen Diktaturen bereits ihren Lauf in Europa genommen. Nachdem die Pläne für eine unmögliche Rückkehr zum Regime aufgegeben wurden, wurde eine Strategie der Entleerung demokratischer Institutionen aus Lobbies entwickelt. Diese Lobbies drangen in die entgegengesetzten politischen Koalitionen und parlamentarische Mehrheiten ein. Im Wechsel der Regierungen scheinen sie eine ähnliche Regierungskultur zu teilen und manchmal die gleichen verfassungsmäßigen “Reform”-Programme. Die größte kommunistische Partei, die nach Jaltas Ordnung im Westen geblieben war, entschied

sich für die Politik der “progressiven Demokratie” und beschloss, zur Verteidigung der Institutionen der Republik, die Seite des “Sinnes des Staates” zu vertreten (wie frei diese Wahl war, stand im Schatten der Lehre des chilenischen Putsch von 1973). Tatsache ist, dass faschistische Apparate sich im selben italienischen Staat befanden und immer noch denselben Klasseninteressen dienten, die Mussolini an die Macht gebracht hatten. Von der NATO Loyalität legitimiert, haben sie nie aufgehört ihre Aufgabe bis dahin fortzusetzen: Diese Aufgabe war die Vernichtung – endlich erfolgreich – einer kommunistischen Massenkraft für eine “Stabilisierung der Gesellschaft im konservativen Sinne”.

Wir werden den Historiker Aldo Giannuli – der von der „Parlamentarischen Untersuchungskommission über die Massaker“ als Experten berufen wurde – zu unserer Veranstaltung einladen, möglicherweise mit einer Videokonferenz. Einige der Fragen, die wir ihm stellen möchten, sind Gegenstand seines Buches “Von Gelli nach Renzi über Berlusconi “. Was wir neu an Giannulis Ansatz finden, liegt darin, dass er sich von Theorien distanziert, die die Einheit eines Verschwörungsprojekts erkennen wollen. Ausgehend von der Beobachtung, dass die Betonung der kriminellen Aspekte die politischen Aspekte überschattet hat, widmet sich Giannuli der Kontinuität und den ideologischen Affinitäten verschiedener politischer Akteure in Bezug auf den “Plan der demokratischen Wiedergeburt” der Loge P2, auch wenn keine direkten Beziehungen zwischen ihnen bestehen . Das Ergebnis ist ein nicht weniger  beeindruckendes Bild, aus dem wir nützliche politische Schlüsse noch heute ziehen können.

2 AGOSTO, 40 ANNI DALLA STRAGE DI BOLOGNA

2 AGOSTO 2020 ore 19:00
Oranienstr. 45, Berlin

 

Non si può dare niente per scontato nella storia del paese da cui veniamo: i valori costituzionali, l’ordinamento democratico della Repubblica Italiana nata dalla caduta del fascismo. Un rapporto specialmente complesso tra lo Stato Italiano e le sue cittadine e cittadini sarà l’oggetto di una riflessione che vogliamo fare in pubblico e ad alta voce nell’occasione di una ricorrenza in questo senso molto significativa.

40 anni fa il 2 Agosto 1980 alle 10:25 una quantità impressionante di esplosivo contenuto in una valigia abbandonata in una sala d’aspetto della stazione di Bologna faceva crollare un’ala dell’edificio e investiva un treno in attesa sui binari, uccidendo 85 persone e ferendone 200.

Per cominciare mandiamo la nostra solidarietà all’Associazione dei familiari delle vittime della strage che in questo giorno come ogni anno manifesterà a Bologna e che ancora dopo 40 anni continua a battersi perché si dica la verità sui mandanti. https://www.stragi.it/

Nel Gennaio 2020 la giustizia italiana non ha ancora finito di accertare le responsabilità, emette la sentenza di condanna dell’ultimo dei presunti esecutori materiali appartenenti ad un’organizzazione armata di estrema destra – i sedicenti Nuclei Armati Rivoluzionari – che fino ad oggi continuano a negare di avere messo la bomba. Per sapere la verità su mandanti e organizzatori bisognerà aspettare ancora un’altro processo, che ormai avrà un valore più storico che giudiziario per l’età dei personaggi coinvolti. L’unica cosa già accertata anche in sede processuale è che l’organizzazione fascista ha agito sotto la supervisione dei Servizi segreti dello Stato Italiano ed è stata protetta e finanziata dalla Loggia massonica Propaganda 2.

Dunque senza bisogno di aspettare le conclusioni di un nuovo processo quello che è stato accertato anche in sede giudiziaria permette di fare alcune constatazioni, la più importante di queste è che la cosiddetta “Pista Nera” si perde dentro gli apparati dello Stato Italiano.

Si va delineando un quadro in cui per decenni dalla caduta del fascismo hanno ricevuto lo stipendio dal Ministero della difesa italiano agenti e ufficiali che, senza dover rinnegare la loro lealtà al passato regime, hanno continuato a combattere una guerra civile di bassa intensità contro una parte importante della popolazione italiana. Si tratta della parte della popolazione italiana che avrebbe voluto vivere la sua vita sotto un governo di sinistra, che credesse nel PCI o militasse in organizzazioni sindacali e sociali, dalla sinistra istituzionale a quella radicale si è trovata ad essere un obiettivo militare in una guerra non convenzionale.

Dalla caduta del Fascismo in Italia fino alla fine della Guerra fredda ha operato in Italia „ una rete segreta e clandestina composta da ex-ufficiali della Repubblica Sociale, ex-ufficiali badogliani, imprenditori, industriali, soggetti del mondo politico ed economico, della malavita e della criminalità comune organizzata, che fungeva da collegamento tra gerarchie politiche e civili e tra gerarchie militari e servizi segreti, in funzione anticomunista.“

Teoria del complotto? No, lo scrive Antonio Cornacchia, ex-colonnello (ora generale in pensione) dei servizi segreti nel suo libro di memorie in cui racconta del „Noto Servizio“, struttura informale del servizio segreto militare. Antonio Cornacchia non è un personaggio estremamente importante, neanche estremamente intelligente, solo uno dei tanti. Dichiara essenzialmente di non aver obbedito nella sua carriera allo stato italiano più che alla sua Loggia massonica di appartenenza, la Propaganda 2 diretta in quegli anni da Licio Gelli. Quella P2 che la ricostruzione processuale del 2020 conferma avere finanziato con alcuni milioni di dollari i Nuclei Armati Rivoluzionari.

Con Bologna il progetto autoritario della stagione „golpista“ del 1969-1974 – la famosa “strategia della tensione” basata sull’equazione stato di eccezione/aumento della domanda di ordine pubblico/stretta autoritaria – già apparteneva al passato e si trovava in transizione verso qualcosa di altro.

Rispetto alle stragi di Milano, Brescia, Gioia Tauro, la Questura di Milano e Italicus, si assiste a un cambio di prospettiva, dovuto anche a un mutato contesto internazionale. Con la fine del regime dei Colonnelli in Grecia, di Salazar in Portogallo, di Franco in Spagna, ormai in Europa le giunte militari avevano fatto il loro tempo. Abbandonati i progetti per un impossibile ritorno al regime comincia ad affermarsi una strategia di svuotamento dall’interno delle istituzioni democratiche fatta di lobbies trasversali agli schieramenti politici e alle maggioranze parlamentari che, alternandosi al governo, sembrano negli anni condividere una simile cultura del governo e talvolta gli stessi programmi di “riforma” costituzionale.

Il più grande partito comunista rimasto all’occidente, secondo l’ordine di Yalta, sceglieva la politica della „democrazia progressiva“ e decideva di schierarsi dalla parte del “Senso dello Stato”, in difesa delle istituzioni della Repubblica (quanto libera fosse questa scelta si può discutere tenendo presente la lezione costituita dal golpe cileno del 1973). Fatto sta che apparati fascisti, incistati nello stesso Stato italiano, che ancora rispondevano agli stessi interessi di classe che avevano mandato al potere Mussolini e legittimati da una ragione di stato sottomessa alla fedeltà atlantica, non hanno mai smesso di portare avanti il loro compito fino all’annientamento – infine riuscito – di una forza comunista di massa per una „stabilizzazione della società in senso conservatore“.

Il complesso rapporto tra lo Stato Italiano e le sue cittadine e cittadini, con le sue radici storiche, sarà l’oggetto di una riflessione che vogliamo fare insieme in pubblico nell’occasione di questa ricorrenza per noi ancora molto significativa.