Visita a Schöneweide (04/10/2020)

Gli IMI o internati militari sono uno dei tanti orrori quasi dimenticati dell’ultima grande guerra.

All’inizio della Seconda guerra mondiale la Germania nazionalsocialista e l’Italia fascista erano alleate. L’8 settembre 1943 l’Italia abbandonò l’alleanza e la Wehrmacht prese prigionieri i soldati e gli ufficiali italiani. Circa 650.000 militari furono deportati nel Reich e nei territori occupati dalle truppe tedesche. Nel 1944, con la fondazione della Repubblica Sociale Italiana (RSI), i prigionieri furono dichiarati „internati militari”. In tal modo, malgrado la nuova alleanza nazifascista e in violazione delle regole del diritto internazionale, poterono essere impiegati come lavoratori coatti nell’industria bellica.

Fonte: https://www.ns-zwangsarbeit.de/it/internati-militari-italiani/

 

Normalmente le visite a Schöneweide si tengono nelle baracche del campo di concentramento dove vivevano gli internati italiani, questa volta la visita si è tenuta in giro per Niederschöneweide e si è incentrata su quella che era la vita del quartiere in quegli anni: le storie delle famiglie ebraiche che vivevano nel quartiere prima dell’ascesa del nazismo, industriali i cui possedimenti sarebbero poi stati espropriati e comunisti che sarebbero poi scappati in russia

Durante il giro vari edifici che una volta ospitavano fabbriche sono stati evidenziati dalla nostra guida Pierluigi Pironti proprio perché facevano uso di lavoro forzato (Zwangsarbeit).

Durante il racconto delle condizioni di vita degli IMI si è poi raccontato come esistesse una gerarchia di trattamenti a seconda della nazionalità del lavoratore: i lavoratori francesi erano tra quelli che ricevevano il trattamento “meno peggiore” mentre i lavoratori dell’est europa venivano pagati il minimo indispensabile per poter pagare il loro alloggio, gli italiani si trovavano tra questi due estremi.

Il giro si è concluso dove è iniziato, tra le baracche del campo di concentramento, la baracche che ha subito meno cambiamenti rispetto agli anni in cui veniva usata per alloggiare gli IMI, in modo da poter veramente capire l’orrore delle condizioni di vita delle persone che li vissero per anni.